L'articolazione gleno-omerale non può essere dissociatadall'insieme che comprende le diverse
"articolazione della spalla"(sotto-deltoidea, la omo-toracica, l'acromion-claveare e la costo-sterno-claveare)ed il rachide. E'
un'articolazione globale, non intesa nel senso anatomico deltermine ma nel senso funzionale. Il movimento gleno-omerale è in
strettarelazione alla disposizione spaziale degli altri costituenti la cosidetta unità funzionale: ad esempio, se vi è una cifosi dorsale rileveremo sempre che l'elevazione e l'abduzione sono limitate perchè tale situazione costringe ad una posizione intraruotata la gleno-omerale con conseguente limitazione funzionale in tali movimenti. Reciprocamente, se la gleno-omerale va in abduzione completa comporta sempre una mobilizzazione del rachide dorsale. Nella visita osteopatica va sempre esaminata l'unità funzionale. I problemi relativi alla sindrome da conflitto della spalla hanno origine sempre sotto il tetto acromion-coracoideo. E' importante fare una diagnosi precisa del disturbo della gleno-omerale ma è anche importante non dimenticare le relazioni della spalla con le altre regioni. Pertanto si effettua la valutazione clinica seguendo uno schema. Prima di tutto si analizza la postura: infatti se vi è una ipercifosi dorsale avremo anche un deficit di mobilità in quanto le spalle si trovano sempre in rotazione interna con conseguente limitazione delle possibilità di escursione articolare (situazione favorente il conflitto). Poi si valuta il ritmo scapolo-omerale, cioè la mobilità della scapola, della clavicola e della testa omerale insieme e quindi si valuta la mobilità specifica della scapola (regione scapolo-toracica) per verificare una possibile contrattura dei muscoli motori e stabilizzatori. Quindi si esegue l'esame proprio della gleno-omerale, dell'articolarità dell'acromion-claveare, dell'articolarità della sterno-claveare ed infine del rachide cervicale, per la correlazione funzionale e quindi per mettere in evidenza eventuali pseudotendiniti da disfunzione cervicale. Clinicamente si distinguono tre tipi di conflitto: antero-superiore, postero-superiore ed antero-interno. Dal punto fisio-patologico si distinguono tre stadi: 1° stadio BORSITE, 2° stadio TENDINITE, 3° stadio DEGENERAZIONE DELLA CUFFIA. Efficacie è l'intervento osteopatico allo stadio 1, molto minore allo stadio 2, tuttavia quando termina la fase di infiammazione è possibile trattarlo. Allo stadio 3 è necessario essere prudenti (possibile aggravamento dela lesione tendinea), ma il trattamento può essere efficacie, infatti può dare sollievo in quanto lavorando sulla componente muscolo-connettivale si va a liberare il movimento. Il trattamento osteopatico di una sindrome da conflitto si basa su diverse tecniche: TGO (trattamento generale osteopatico); stiramento dei muscoli intrarotatori (G. dorsale, G. pettorale, G. rotondo); tecniche strutturali.
Dr. Pantaleo Giuseppe- medico osteopata-posturologo
LA CEFALEA MUSCOLO-TENSIVA
Le cause di cefalea cervicale sono diverse e tra queste, le post-traumatiche spesso sono responsabili di problemi cronici. Anchel'algodistrofia di spalla, può essere responsabile
di cefalea in seguito allastimolazione del ganglio cervicale superiore. Storicamente si dice che il 50%delle
cefalee sono di origine psicotica, inoltre spesso i neurologi nonriuscivano a capire che legami meccanici potessero esserci con le
cefalee.Quindi prima di definire tali pazienti come psicosomatici bisogna stare molto attenti.Spesso c'è una
storia di trauma e comunque hanno in associazione un corredosintomatologico che non può essere definito psicosomatico: disturbi del VII
edVIII nervo cranico (turbe dell'equilibrio e pseudovertigini con assenza dinistagmo ma instabilità), turbe della
memoria, difficoltà alla concentrazione,astenia, turbe del ritmo sonno-veglia e, ad un livello inferiore, possonomanifestare rush cutanei e congestioni del viso. Che cosa si fà quando sivaluta un paziente con esiti di traumatismo cervicale? Se il
trauma è divecchia data bisogna andare a vedere se sono residuate lesioni ossee e/oanatomiche. Se trauma recente,
sempre Rx standard, più proiezione transoraleper lo studio del dente dell'epistrofeo e appena possibile proiezioni dinamiche(per valutare la continuità della porzione posteriore cervicale ed escluderequindi una instabilità). Le forme di cefalea cervicale
sono: -Occipito-sovraorbitaria (70%):connessa alla irritazione meccanica della radicedi C1. Sintomi: dolore non pulsante ma
costante, permanente a livellosovraorbitario. -Occipitale (20%- a questo gruppo appartiene la Nevralgia diArnold)
-Retro-auricolare o temporo-mandibolare ( 20%) Per quanto riguarda iltrattamento osteopatico, innanzitutto bisogna eliminare le
controindicazioniche sono: -cefalee di origine neoplastica (notturne che tendono ad aggravarsi) -cefalee legate a sinusiti (frontali, mascellari e nasali) -cefalee di origine dentale (granuloma apicale) -cefalee oftalmiche (turbe dell'accomodazione,miopia o ipermetropia non ben corretti,
turbe dell'oculomotricità). Dobbiamoricordare anche che le cefalee possono aver ripercussioni sul sistemaoculomotore; interferenza nel sistema, il che dimostra che vi è una interazionedel sistema oculomotore con tutti i sistemi posturali:
occhio, orecchio,piede,denti. Clinicamente il 90% dei pazienti è accessibile al trattamentoosteopatico. Anche i
pazienti con cefalee di tipo emicranico possono esseretrattati osteopaticamente perchè il ganglio cervicale medio e superiore
possonodare perturbazioni tipo dolori pulsanti o emicranie e quindi sono accessibili. L'emicrania è migrante per definizione, mentre le pseudo-emicranie stannosempre dallo stesso lato, non hanno aura o
altri segni prodromici. Iltrattamento osteopatico comprende almeno tre sedute, con frequenza settimanale,e una
rivalutazione ad un mese di distanza. Consiste nel TGO (trattamentoglobale osteopatico): mobilizzazione articolare, trazioni
articolari,inibizione dei muscoli sub-occipitali, pompage unilaterale dal lato del doloreo dal lato della
disfunzione meccanica, esercizi miotensivi, correzioniarticolari. Non si eseguono solo trattamenti locali, ma bisogna pensare che
ildanno può essere correlato a disfunzioni in catena lesionale che risiedono inaltri distretti (es.:cerniera
cervico-dorsale e 1a costa), quindi trattare sino al piede e valutare il paziente anche dal p.d.v. posturale e poi per ultimo occuparsi anche degli aspetti viscerali e/o psichici.
Dr. Pantaleo Giuseppe, medico osteopata-posturologo